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Issue #032 Femminismo nero britannico: scopriamolo meglio
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Portrait images of Black female British feminists Una Marson, Claudia Jones, Jocelyn Barrow, Olive Morris and Stella Dadzie Una Marson, Getty Images; Claudia Jones, Getty Images; Jocelyn Barrow, Getty Images; Olive Morris, Neil Kenlock Archive; Stella Dadzie, 2018, Katrina Stevens

Femminismo nero britannico: scopriamolo meglio

Fin dagli inizi del XX secolo, diverse persone iniziarono ad arrivare in Gran Bretagna dai paesi delle colonie britanniche tra cui Giamaica, Nigeria, Sierra Leone, Ghana e Trinidad e Tobago. 

All’inizio si trattava di piccoli gruppi di studenti che intendevano proseguire l’istruzione ricevuta nel loro paese d’origine, ma dopo la seconda guerra mondiale iniziarono ad arrivare gruppi più numerosi. Al termine della guerra nel 1945, molte colonie britanniche furono colpite da un’estrema instabilità economica e politica, e ciò spinse migliaia di persone a trasferirsi in Gran Bretagna in cerca di lavoro e opportunità economiche che sarebbe stato impossibile trovare nel loro paese. Tra quelli che giunsero per lavoro, forse i più conosciuti sono i 492 giamaicani che sbarcarono a Tilbury Docks, nell’Essex, dalla nave HMT Empire Windrush nel 1948. 

Tutte queste prime comunità di migranti subirono una forte discriminazione razziale in Gran Bretagna. Spesso si vedevano rifiutare affitti e posti di lavoro, e dovevano subire insulti razzisti dalla gente per strada. Alcuni di loro furono perfino uccisi in attacchi a sfondo razziale. 

In questo clima di estrema discriminazione, alcuni divennero attivisti, tra cui delle donne nere. Queste precorritrici del femminismo nero britannico si trovavano a subire fenomeni di razzismo perché erano nere e di sessismo perché erano donne. Iniziarono quindi a reagire, battendosi per i diritti civili, i diritti riproduttivi e l’indipendenza dei loro paesi d’origine in Africa e nei Caraibi. Diedero anche la priorità alla solidarietà interrazziale, battendosi spesso al fianco delle donne sud-asiatiche che condividevano esperienze simili di razzismo e sessismo in Gran Bretagna. 

Tra queste coraggiose attiviste nere troviamo: Una Marson: una scrittrice e poetessa giamaicana che, poco dopo essere arrivata in Gran Bretagna nel 1932, divenne una figura importante della League of Coloured Peoples, un gruppo di attivisti britannico che si batteva contro il colonialismo e il razzismo. Claudia Jones: un’attivista originaria di Trinidad famosa per aver organizzato una marcia contro la politica razzista sull’immigrazione nel 1962 e per aver dato origine al primo Carnevale di Notting Hill. Jocelyn Barrow: anche lei originaria di Trinidad, ebbe un ruolo cruciale, insieme ad altri studenti e giovani attivisti, nell’approvazione della prima legge anti-discriminazione del Regno Unito nel 1965, la prima in tutta Europa. Olive Morris: un’attivista giamaicana che morì a 27 anni ma riuscì a fare molto nella sua breve vita, tra cui difendere un diplomatico nigeriano dalla violenza della polizia. Fu anche la co-fondatrice del Brixton Black Women’s Group, un gruppo creato negli anni ‘70 per combattere il razzismo di stato e proteggere i diritti riproduttivi delle donne nere. Stella Dadzie: una donna di discendenza ghanese e inglese che nel 1978 co-fondò la Organisation of Women of African and Asian Descent, un gruppo multirazziale antirazzista. Nel 1985 fu co-autrice di The Heart Of The Race, un premiato libro sulla storia dell’attivismo delle donne nere in Gran Bretagna.

Di fronte al razzismo e al sessismo, Marson, Jones, Barrow, Morris e Dadzie presero il controllo del loro destino e reagirono agli attacchi. Oggi, in un panorama sociale, economico e digitale in continua evoluzione, una nuova ondata di giovani femministe nere continua a portare avanti la missione di mettere fine alla discriminazione in Gran Bretagna. 

  1. Tobi Oredein: la fondatrice di Black Balladuna rivista online che dà voce alle donne nere britanniche.
  2. Tanya Compas: la fondatrice di Exist Loudly, un’organizzazione che sostiene i giovani neri della comunità LGBTQIA+ attraverso la creatività, l’autoespressione e il racconto digitale. 
  3. Ebinehita Iyere: fondatrice di Milk Honey Bees, un gruppo con sede a Londra che fornisce alle ragazze nere le competenze e le opportunità per farsi strada nella società.
  4. Mercy Shibemba: positiva all’HIV dalla nascita, Shibemba è ora un’attivista che promuove l’uguaglianza per i bambini, le donne e i giovani che vivono con l’HIV/Aids.
  5. Temi Mwale: la fondatrice di 4FrontProject, un’organizzazione che sostiene tutti i giovani neri colpiti dalla violenza.

Seun Matiluko è una scrittrice e ricercatrice britannica in ambito giuridico, politico e razziale. Ha collaborato con numerose pubblicazioni tra cui Gal-dem, The Independent e Glamour e presenta il podcast Hello From Britain! sulla storia delle donne nere britanniche.

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